Le nuovi soluzioni per l’affinamento: vetro e acciaio vetrificato
Non ha bisogno di molte presentazioni Joško Gravner, produttore friulano considerato da molti “maestro” degli orange wine, capace di riscoprire e rivitalizzare l’uso antico delle anfore di terracotta e delle lunghe macerazioni sulle bucce per arricchire i vini di incredibili e particolari sfumature.
Nella sua cantina nel Collio Goriziano, nella nella piccola frazione di Oslavia, lavora e produce vini partendo dalla natura, dai suoi ritmi e cicli spontanei, rispettandola e assecondandola, prestando particolare attenzione alle fasi lunari, importanti per scandire le operazioni in vigna . È un innovatore che ama sperimentare, soprattutto per quanto riguarda la ricerca del contenitore giusto dove far nascere i suoi vini.
I vitigni allevati sono Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay, Riesling Italico, Merlot e Cabernet Sauvignon ma principalmente gli autoctoni Ribolla Gialla e Pignolo, che poi fermentano in anfore georgiane interrate grazie alla presenza di soli lieviti indigeni, con un contatto molto prolungato tra il mosto e le bucce che arriva anche a diversi mesi. Segue poi il lungo invecchiamento in grandi botti di rovere di Slavonia, e un ulteriore lungo periodo di affinamento in bottiglia: tutte procedure che rendono i suoi vini, dal Breg alla Ribolla, vibranti e ricchi di vitalità e carattere.
Ultimamente, però, supportato dal nipote Gregor Pietro, Gravner ha esplorato nuove frontiere per l’affinamento, approfondendo l’utilizzo del vetro per le sue qualità di inerzia, resistenza e facilità di pulizia. Accanto quindi alle anfore, tra la fine del 2024 e il 2025 la cantina friulana ha annunciato che arriveranno nuovi contenitori creati da due realtà: EnoKube e Pfaudler.
La collaborazione con la prima, è un progetto interamente italiano realizzato, partendo da un’idea di Joško, da Enrico Cusinato assieme al mastro vetraio Vittorio Benvenuto: si parla di una innovativa vasca in vetro da 10 ettolitri. Il contenitore è stato già introdotto la scorsa primavera in cantina e ha permesso di testare nuove modalità di affinamento di piccoli lotti o selezioni,lasciando molto spazio alle sperimentazioni. Il vetro, dicono dalle prime osservazioni, si è rivelato un alleato prezioso per la maturazione qualitativa di quantità contenute di vino.
Tuttavia, la sfida di gestire volumi maggiori ne ha rivelato i limiti nel sostenere pesi più elevati. È stato allora che, su suggerimento di un ingegnere locale, la famiglia Gravner è entrata in contatto anche con Pfaudler Italia, azienda specializzata nella costruzione di apparecchiature vetrificate per l’industria chimica e farmaceutica e parte del gruppo GMM Pfaudler. Insieme hanno sviluppato i serbatoi in acciaio vetrificato dalla capacità massima di 70 ettolitri, il cui design combina la robustezza dell’acciaio e la resistenza chimica del vetro.
Dopo l’accurata progettazione e costruzione iniziale, i serbatoi subiscono il processo manuale di vetrificazione interna che prevede un primo strato base e successive altre di copertura. A ogni vetrificazione segue un trattamento termico di circa 900 °C in modo da unire l’acciaio e il vetro in maniera permanente rendendolo un vero e proprio materiale composito. Il rivestimento vetroso garantisce una superficie liscia e senza porosità, altamente igienica e che non rilascia sostanze indesiderate, rendendolo ideale per lo stoccaggio e l’affinamento del vino. Oltre alla lunga durata di esercizio, i serbatoi vetrificati sono interamente riciclabili, favorendo in questo modo l’impatto ambientale e migliorando la sostenibilità.
“La costante ricerca di innovazione non è mai fine a se stessa ma nasce dalla volontà di migliorare ogni aspetto del processo produttivo, restando fedeli alle nostre radici – ha dichiarato Mateja Gravner, figlia di Joško – entrambe le soluzioni sono fondamentali per noi, perché rappresentano due facce della stessa medaglia: la ricerca della perfezione nel vino, indipendentemente dalla quantità. Ogni contenitore ha un ruolo specifico e prezioso nel nostro processo, e insieme ci permettono di continuare a fare ciò che amiamo”.
Un incontro tra la natura e la ricerca industriale che apre a nuove opportunità e mercati. Perché si può restare fedeli alle origini, rispettando i propri valori ma allo stesso aprirsi alle tecnologie rispettando l’ambiente. Un’azienda che amo particolarmente e di cui condivido la filosofia.
E allora…