Mar 06, 2024

Enoturismo 4.0

Un ricco manuale sul turismo del vino in Italia, tra bisogni, suggerimenti e necessità per migliorare l’offerta

Vino e turismo, un binomio sempre più stretto e strategico per il made in Italy e il suo sviluppo e fama in tutto il mondo. Anche in quest’ottica è stato pensato il libro “Enoturismo 4.0 – Osservatorio Enoturismo: Evoluzione del digitale”  (Agra Editrice), presentato a Roma a Palazzo Giustiniani, un focus sul settore enoturistico con particolare attenzione all’impatto delle tecnologie digitali. Il manuale è la più larga e documentata analisi delle destinazioni del vino italiane, cioè città e cantine, che sono state indagate da Nomisma Wine Monitor su un campione di 145 comuni e 265 imprese.

Oltre alla fotografia dell’evoluzione di un comparto che si sta rivelando sempre più interessante per tutto il turismo italiano, sono state definite le categorie in cui raggruppare le cantine, che già adesso registrano 15 milioni di accessi ogni anno e ricavano sul fronte enoturistico mediamente il 7% del loro business enoico:  piccola cantina con accoglienza familiare (39%), cantina con rilevanza storica, architettonica o artistica (14%), brand famoso/marchio storico (12%), cantina con rilevanza paesaggistica o naturalistica (11%), cantina organizzata per l’incoming (11%) e cantina dotata di offerta innovativa (11%).

Oltre ai dati statistici e al commento sulla fotografia delle dinamiche di settore, “Enoturismo 4.0” contiene anche spunti che vogliono rappresentare dei manuali d’uso per gli uffici turistici delle Città del Vino e per le cantine aperte al pubblico. Il focus, spiegato in queste sezioni da Donatella Cinelli Colombini, è sul significato e il funzionamento del wine club e sui vantaggi di un uso coordinato dei social network e della tecnologia per ampliare i follower che ne rappresentano il principale bacino di utenza, così come per l’e-commerce proprietario. Un set di linee guida per chi desidera ampliare la propria visione di business da chi sperimenta sul campo le novità sulla wine hospitality.

Ad esempio, alcuni dati sulle aziende enoturistiche italiane evidenziate dall’indagine mostrano che:
in generale le aziende di produzione sono piccole, il 48% non supera i 500.000 euro di fatturato annuo. Mediamente hanno 15 dipendenti di cui 3 coinvolti con la wine hospitality; il 99% delle cantine intervistate ha il sito web ma il numero di accessi mensili supera i 1.000 al mese solo nel 34% dei casi; crescono “le donne del vino“, ma per lo più nei reparti enoturismo, commercio e comunicazione che nella produzione; tra i problemi delle cantine turistiche italiane c’è l’apertura al pubblico con “orario impiegatizio”, il 75% è aperto dal lunedì al venerdì. Il sabato le percentuali scendono: 57% mattina e 43% il pomeriggio. Anche la domenica e nei festivi, metà delle cantine sono chiuse, con un bel danno per il turismo; inoltre la posizione: il 32% delle cantine non è nella direttrice di flussi turistici o enoturistici per cui non può intercettare visitatori che passano nelle vicinanze ma deve fare azioni per richiamarli. Solo il 24% è dislocato dove ci sono enoturisti, mentre il 44% gode della presenza di flussi che, forse non sono interessati al vino ma costituiscono comunque un bacino di utenza interessate; aumentano i prezzi delle attività proposte dalle cantine comprese le esperienze premium oltre i 100€ a persona. Generano un reddito ancora marginale rispetto alla vendita diretta del vino che è pari al 6 -14% dell’intero business enologico ed è il vero introito enoturistico. 

Alla presentazione sono intervenuti anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè, l’onorevole Dario Stefàno, il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, il presidente dell’Oiv Luigi Moio (con un videomessaggio), l’autrice e imprenditrice vitivinicola Donatella Cinelli Colombini, la presidente Associazione Le Donne del Vino Daniela Mastroberardino, il presidente del Movimento Turismo del Vino Nicola D’Auria, il presidente dell’Associazione Città del Vino Angelo RadicaDenis Pantini, responsabile Agrifood e Roberta Gabrielli, head of marketing e business processes di Nomisma-Wine Monitor.

Dobbiamo aiutare il settore a costruire offerte turistiche sempre più diversificate perché ormai non parliamo più di turismo ma di turismi. E l’enoturismo è una forma di turismo che ci aiuta anche a destagionalizzare perché spesso le cantine sono collocate in luoghi meno conosciuti intorno ai quali si possono costruire percorsi turistici differenti. Serve quindi un’offerta di qualità supportata da percorsi di alta formazione” ha detto la ministra Daniela Santanchè.

Donatella Cinelli Colombini, autrice e imprenditrice vitivinicola ha spiegato: “La mia parte del libro contiene le ‘istruzioni per l’uso’ delle novità emerse dalle indagini. Insegna, ad esempio, cosa sono i winery club e come mai in Usa funzionano e da noi no, perché le cantine devono usare più tecnologia nel rapporto con i visitatori e smettere di proporre ‘esperienze del vino fotocopia’. La parte più nuova riguarda le donne del vino. È breve ma è la prima raccolta organica delle informazioni sul vino al femminile in Italia. Mostra due cose: che le donne delle aziende del vino sono le più vicine al tetto di cristallo e che la parità di genere si raggiunge procedendo in modo asimmetrico cioè presidiano le attività più congeniali alle donne. Infatti nelle cantine le donne sono minoritarie nel settore produttivo ma dominano, anche in termini di progressioni di carriera, il comparto più vicino ai consumatori cioè commerciale, enoturismo, comunicazione e marketing“. E Nicola D’Auria, presidente del Movimento Turismo del Vino ha aggiunto: “La collaborazione tra il Movimento Turismo del Vino e l’Osservatorio ha evidenziato il ruolo cruciale dell’enoturismo in Italia, sia sotto il profilo economico che culturale. Questo approfondimento ha rivelato come l’accoglienza, intesa come offerta di un’esperienza immersiva legata al vino e al territorio, sia fondamentale per il successo dell’enoturismo“.

E allora…

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