Approvata la modifica di disciplinare dello storico vino piemontese
Approvata la modifica del disciplinare del Fresia d’Asti DOC da parte del Comitato Nazionale Vini Dop e Igp. Con questo aggiornamento, l’antico e nobile vitigno piemontese si prepara ad acquisire un volto nuovo e una nuova interpretazione, mantenendo però ben radicate le sue radici nella tradizione del suo riconoscibile carattere.
I cambiamenti, che riguarderanno già le bottiglie della vendemmia 2021 possono essere sintetizzati in due punti: semplificazione e comunicazione, un po’ per andare incontro al favore del mercato e, di conseguenza, per avere maggiori possibilità di raccontare un vino che rappresenta allo stesso tempo il Piemonte e il Monferrato.
Un totale di circa 200 ettari coltivabili in quasi tutta la provincia di Asti, con particolare riferimento alla parte Nord-Ovest verso il Torinese, e una versatilità racchiusa nelle sue molteplici declinazioni: vino fermo, superiore, frizzante e spumante.
“La rimodulazione del disciplinare del Freisa è un passaggio importante verso un nuovo orizzonte della sua valorizzazione” ha commentato Filippo Mobrici, Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato.
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Doc dal 1972, il Freisa ha origini antiche. Le sue tracce compaiono, per la prima volta, più di cinquecento anni fa in un documento riferito al territorio attualmente compreso tra i Comuni piemontesi di Pinerolo e Carmagnola.
Non è un caso che il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, oggi cuore unitario di un territorio a massima vocazione vinicola, al momento della sua fondazione nel 1946 si chiamasse Consorzio per la difesa dei vini tipici Barbera d’Asti e Freisa d’Asti. Ciò che immediatamente spicca sono i nomi: Barbera e Freisa, con quest’ultimo che nel 1960, secondo un’indagine statistica, rappresentava circa il 15% di tutta la produzione vinicola astigiana.
“Siamo soddisfatti del risultato raggiunto – ha detto ancora il Presidente Mobrici – ora è necessario che i produttori colgano l’opportunità credendo e investendo nella valorizzazione di una denominazione che può dare grandi soddisfazioni”.
Con oltre 66 milioni di bottiglie e più di 11 mila ettari vitati, pari a circa il 30% della superficie a Doc e Docg del Piemonte, il Consorzio tutela 13 denominazioni, 4 Docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri) e 9 Doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte).
E allora…
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