I nuovi regolamenti Ue in un anno già difficile
Mancano meno di due mesi a quella che si preannuncia come una piccola rivoluzione: l’8 dicembre 2023 entrerà in vigore il Regolamento Ue 2021/2117 secondo cui i vini venduti in Europa dovranno avere le informazioni sugli ingredienti, il valore nutrizionale, gli allergeni e l’energia utilizzata. Direttamente in etichetta dovranno esserci almeno i dati sulle chilocalorie al consumo e gli allergeni, gli altri potranno apparire online con un QR code. Il vino insomma diventa in un certo senso digitale e un libro aperto per il consumatore che può decidere o meno di acquistarlo anche in base a certe caratteristiche. Una novità importante che però non riguarderà i vini prodotti ed etichettati prima dell’8 dicembre e che potranno essere venduti fino ad esaurimento delle scorte.
Analizzando la questione, nel mondo del vino c’è un po’ di preoccupazione soprattutto a livello di costi per adeguarsi alla normativa, in un’annata che ha visto un calo di vendite, soprattutto all’estero, e una vendemmia non facile per gli eccessi climatici. Sul tema si sono tenuti di recente a Roma proprio gli Stati Generali del vino, indetti dalla rappresentanza italiana di Parlamento e Commissione europea. In particolare, è emersa la volontà di lavorare per una soluzione unica a livello europeo, sottolineando però la necessità di non creare allarmismi sul fattore “rischi”, che finiscano poi per accomunare il vino alle sigarette, ad esempio.
Il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi ha dichiarato: “Sappiamo che la Commissione Ue sta lavorando a una norma quadro: è una buona notizia perché il nostro settore ha la maturità per poter disporre di una norma europea specifica in materia di sostenibilità. Al contempo, vi è anche la necessità di veder armonizzate le regole attraverso uno standard unico e non – è il caso attuale anche in Italia – definite secondo variegate norme e standard privati e altrettanto variegati loghi e certificazioni”.
Secondo il presidente Uiv, il vino – uno dei settori chiave del made in Italy – sta attraversando un periodo complicato, per questo è importante agire su riforme strutturali, in Italia e in Europa. “In tempi non sospetti – ha detto – evidenziavamo l’esigenza di adeguare il potenziale viticolo alle richieste di mercato attraverso un ridimensionamento di una produzione incontrollata, da oltre 6 miliardi di bottiglie l’anno. Oggi, con i consumi in contrazione su scala globale, ribadiamo la necessità di contingentare la produzione anche attraverso la riforma del sistema di assegnazione per le autorizzazioni di nuovi impianti: non è più accettabile una distribuzione a pioggia di nuovi vigneti per un totale di quasi 7 mila nuovi ettari l’anno. Le autorizzazioni dovrebbero invece insistere nelle aree più competitive, che non generano giacenze e secondo seri criteri di ammissibilità e priorità, anche basati su aspetti ambientali”. E sempre dall’Europa arrivano anche raccomandazioni a tutela dell’ambiente; sarà fondamentale, ha aggiunto Frescobaldi, “raggiungere una progressiva riduzione dell’impiego dei fitofarmaci, orientando in ottica green la prossima programmazione finanziaria relativa alle risorse del Piano nazionale di sostegno”.
Per chi non lo sapesse, quest’anno è scesa di poco sotto i 44 milioni di ettolitri la produzione vitivinicola italiana, in calo del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno. Secondo le previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv), quella del 2023 potrebbe rivelarsi la vendemmia più leggera degli ultimi sei anni, con un’Italia divisa in due che vede il Nord confermare i livelli dello scorso anno (+0,8%), mentre al Centro, al Sud e nelle Isole si registrano flessioni rispettivamente attorno al 20% e 30%. Ed ecco che i cugini francesi per la prima volta da anni tentano il sorpasso. Secondo le stime del servizio di statistica del Ministero dell’Agricoltura francese, riportate dalla Coldiretti, la vendemmia d’oltralpe dovrebbe attestarsi tra i 44 ed i 47 milioni di ettolitri (in linea con la media del periodo 2018-2022). Il 2023 sarebbe quindi un anno da dimenticare per quantità ma questo spesso, molto spesso, non è un sinonimo di peggior qualità, anzi. E la speranza è proprio quella di bere ottimi vini italiani, in giusta quantità e senza far perdere alle persone il piacere di un buon bicchiere a causa della burocrazia. Non trovate?
E allora….