Ott 16, 2021

Le più spettacolari cantine al mondo? In America Latina

Secondo la World’s Best Vineyards 2021 ce ne sono 5 nella top 10. Al primo posto l’Argentina. Italia al sesto posto con Antinori

Dove sono le migliori cantine al mondo, nel senso di cantine più spettacolari e particolari e dove si producono vini di qualità? Sono in America Latina, lo avreste mai detto? Io stessa ne rimango un po’ stupita ma è proprio così, almeno secondo la World’s Best Vineyards 2021, speciale classifica annuale, stilata da circa 600 personalità internazionali tra sommelier, esperti di vino e giornalisti di viaggi di lusso, che valuta le cantine dal punto di vista dell’architettura e della struttura, degli spazi per degustare e conoscere i vini e la viticoltura del territorio, dei vini naturalmente e degli eventuali ristoranti; per stabilire se hanno il diritto di essere annoverate tra le migliori destinazioni enoturistiche mondiali. 

Secondo questa prestigiosa lista ci sono ben 5 cantine dell’America Latina nella top 10 e il titolo di migliore al mondo è di una cantina dell’Argentina: Zuccardi Valle de Uco di Mendoza. Un’azienda che dice di avere un solo e semplice obiettivo: non si sforza di ottenere vini perfetti, ma vini che esprimano il luogo, la regione d’origine. La loro caratteristica è la fermentazione in “uova” di cemento accuratamente create per assomigliare alle anfore e che contribuiscono sostanzialmente allo stile particolare dei loro vini. Producono vini che sono espressioni di singoli varietà, primo tra tutti il Malbec (in particolare la cuvée “Finca Piedra Infinita”), poi Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Tempranillo e Chardonnay.

Al secondo posto troviamo Bodegas de los Herederos del Marqués de Riscal, cantina di Rioja, Spagna, detentrice anche del titolo di miglior cantina europea 2021. Che vini fanno? In particolare rossi con uva Tempranillo e bianchi da Verdejo e Sauvignon Blanc. La loro filosofia? “Viviamo di vino e viviamo per il vino”.

Terza piazza alla Francia, con Château Margaux, Bordeaux. Qui parliamo di vini che non hanno bisogno di molte presentazioni: l’azienda è soprannominato “la Versailles del Médoc” non a caso. La tenuta risale al dodicesimo secolo e la sua storia vinicola al sedicesimo, ma è la villa neopalladiana del diciannovesimo secolo progettata da Louis Combes che attira i visitatori di ogni dove, con l’emblema che adorna le etichette bianche e oro immediatamente riconoscibile dei loro vini. Terreni particolarmente ghiaiosi danno vita a vini sottili e delicati, spesso profumatissimi. La qualità dei blend, dominati dal Cabernet Sauvignon è impressionante oggi come per gli assaggiatori che lavoravano per conto di Napoleone III nel 1855, che lo nominarono uno dei soli quattro produttori di Premier Grand Cru Classé; l’unico che ottenne un punteggio perfetto di 20 su 20.

Andando avanti nella classifica, ritroviamo il Sudamerica: Bodega Garzón di Maldonado, Uruguay. Un’azienda recente, aperta solo nel 2016, ma già in testa alla scena vinicola uruguaiana e soprattutto realizzata pensando alla sostenibilità. Qui ci sono alcuni dei suoli granitici più antichi del mondo (risalenti a 2.500 milioni di anni fa) e la tenuta copre 2.200 ettari con una grande biodiversità che include foreste native e palme antichissime. Io personalmente non consideravo che Bodega Garzón si trova alla stessa latitudine delle migliori cantine di Cile, Argentina, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda. I 240 ettari coltivati a vite sono separati in più di 1.000 appezzamenti, ognuno identificato per il suo specifico microclima, orientamento, umidità, esposizione al sole e composizione del suolo. Trasmettere questo attraverso i vini è la preoccupazione principale in cantina, dove l’enologo italiano Alberto Antonini incoraggia le caratteristiche naturali dei frutti a emergere con una manipolazione delicata e un uso minimo del rovere. Il Tannat è il vitigno di spicco, anche dell’Uruguay in generale, e qui riceve freschezza e sfumature grazie all’impatto moderatore dell’Atlantico a Sud (specialmente le sue correnti antartiche). Gli esperimenti con le varietà bianche, tra cui l’Albariño spagnolo, si stanno rivelando molto promettenti per questa cantina.  

Quinta posizione per Montes a Colchagua Valley, Cile. Questa cantina è nata dalla visione condivisa di quattro amici alla fine degli anni ’80: volevano fare vini cileni di alto livello, come mai visti prima. Ora il loro vino viene venduto in più di 100 paesi ed è considerato tra i pionieri del vino cileno di alta gamma (Syrah, soprattutto). Ci sarà lo “zampino divino” degli angeli che adornano la cantina in ogni angolo?  In effetti, le etichette dei vini con angioletti – una presenza superiore che uno dei fondatori sentiva accanto a sé – aggiungono un’aria decisamente mistica a questa cantina.

E finalmente ci siamo anche noi: sesto posto per Antinori nel Chianti Classico. Una famiglia che produce vino dal 1385, quando Giovanni di Piero Antinori divenne membro della Corporazione Fiorentina dei Vignaioli. Sei secoli e 26 generazioni dopo, tra le loro tenute c’è questo gioiello all’avanguardia nel cuore della Toscana che celebra l’eredità e l’esperienza dei Marchesi Antinori. 4,6 ettari di vigneti per lo più piantati a Sangiovese, il vitigno principe del Chianti ma l’azienda alleva anche varietà tradizionali locali come Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera e Mammolo, e piccole quantità di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc.

Con la settima e ottava posizione si torna in America Latina: Catena Zapata a Mendoza, Argentina, parla un po’ italiano. Fondata nel 1902 dall’immigrato italiano Nicola Catena, che ha sostenuto il vitigno Malbec fin dall’inizio nonostante la sua popolarità in declino a Bordeaux, ha oggi vigneti di grande valore, i Grand Crus del Paese.  Ottavo posto invece per Viña VIK di Cachapoal Valley, Cile. Ai piedi delle Ande, in un luogo remoto chiamato “Golden Place” dai nativi, è una delle cantine più “avanzate”, artistiche e olistiche del mondo. E’ frutto della capacità visionaria di Alex Vik, uomo d’affari norvegese e di sua moglie Carrie che iniziarono con quasi 4.500 ettari di terra vergine nel 2004 e stanno ora producendo blend rossi che stanno molto alzando il livello qualitativo dei vini sudamericani e contemporaneamente catturando il meglio dell’enoturismo mondiale.

Lavorando fin dall’inizio con esperti di Bordeaux, i Viks hanno fatto una gran quantità di ricerche sui loro terreni prima di scegliere le varietà di uva e, nonostante la vastità della tenuta, piantano solo nei punti migliori. Le uve sono vendemmiate a mano di notte (per mantenere la purezza maneggiando a temperature più basse). Il risultato è una piccola ma potente collezione (tre blend rossi e un rosé) che sta ridefinendo la visione del mondo del vino cileno.

Chiudono la top ten González Byass – Bodegas Tío Pepe a Jerez-Xeres-Sherry, in Spagna, celebre per la gamma completa di sherry, dal secco al dolce (il Pedro Ximénez ad esempio), oltre alle storiche linee ‘Vors’ (maturato per più di 30 anni) e ‘Finito’ (fatto da botti dimenticate da tempo nelle cantine). Inoltre, brandy e vermouth dallo stesso carattere inimitabile. Una garanzia. E Creation a Walker Bay, in Sudafrica, eletta anche la miglior cantina di tutta l’Africa. Tradotto come “cielo e terra”, Hemel-en-Aarde si trova a un paio d’ore da Città del Capo lungo la costa, ha un clima fresco e ideale per produrre Chardonnay e Pinot Nero molto raffinati. E la bellezza naturale di questo posto è qualcosa di unico. I vigneti sono a circa 290 metri e l’altitudine dona ai loro vini acidità e freschezza. La gamma premium è specifica del sito e selezionata in botte, con bottiglie numerate individualmente presentate in scatole di legno. Viene prodotto anche lo Chenin Blanc, oltre ai vitigni bordolesi e del Rodano (Cabernet Sauvignon, Grenache, Merlot, Petit Verdot, Syrah, Roussanne, Sauvignon Blanc, Semillon e Viognier).

Piccola curiosità: è il terzo anno consecutivo che la cantina argentina Zuccardi si classifica al primo posto. Facendo un quadro più generale e scorrendo tutte le cantine menzionate nei posti a seguire, si nota che nella lista sono rappresentati 16 paesi e per la prima volta compaiono aziende del Libano e della Russia. Quest’anno 10 nuove destinazioni sono entrate nella top 50: Karam Wines in Libano è entrata alla posizione 14. Per la Russia, dalla regione di Krasnodar, ci sono Sikory Winery, famosa per il suo terreno roccioso e argilloso, in posizione 20 e la Lefkadia Valley alla 23. Il World’s Best Vineyards è stato ospitato quest’anno dal German Wine Institute e i vincitori sono stati annunciati a Schloss Johannisberg, Rheingau, Germania.

E allora…

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