Gen 26, 2022

Super Barbera d’Asti

Un 2021 eccellente per il Consorzio e un exploit per il Ruchè

Oggi torniamo in Piemonte, nel cuore di un territorio Patrimonio dell’Umanità Unesco, con numeri estremamente positivi e incoraggianti che arrivano dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato sull’anno che si è appena concluso. Il Ruchè docg, secondo i dati censiti, ha abbattuto la storica barriera del milione di bottiglie e si sono registrati ulteriori exploit nella produzione di altri “brand” della vasta gamma di Doc (9) e Docg (4) tutelati dal Consorzio.

E’ cresciuto, allargandosi, anche l’export, soprattutto verso i mercati di Nord Europa, Usa, Canada, Cina e Asia. E sempre più investitori sono attratti dalle opportunità offerte da questo territorio: 11mila e 500 ettari (un terzo della superficie vitata Doc piemontese, distribuiti in prevalenza tra Astigiano e Alessandrino, con propaggini anche nel Cuneese e Torinese) in cui lavorano migliaia di vignaioli di centinaia di aziende (circa 400 aderiscono al Consorzio), per una produzione complessiva di 65 milioni di bottiglie (20 milioni di Barbera d’Asti). Un giro d’affari, insomma, stimato intorno ai 400 milioni di euro.

I dati della produzione 2021 sono da leggere con fiducia anche perché riguardano un’annata segnata ancora dall’effetto pandemia. Filippo Mobrici che guida il Consorzio ha spiegato: “E’ stato ovviamente un anno difficile, come per tutti, ma i vari indicatori ci dicono che non solo abbiamo tenuto le posizioni alla grande ma il nostro Consorzio cresce in termini numerici e, soprattutto, qualitativi… Qui non si tratta di celebrare un vino piuttosto che un altro. Ognuna delle nostre Doc e Docg ha peculiarità che le rendono uniche. Dobbiamo insistere su questa strada, nel solco della tradizione e del cambiamento e di uno straordinario lavoro collettivo. Tanto è vero che sono sempre di più gli imprenditori anche non astigiani che investono sui nostri vigneti”. 

Il Consorzio tutela 9 Doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato, Piemonte) e 4 Docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato, Terre Alfieri). Tra i “marchi” che hanno fatto registrare incrementi significativi spicca la Barbera d’Asti Superiore che arriva a superare i 5 milioni di bottiglie (+ 5,6%): una Barbera invecchiata per 14 mesi, con 6 di affinamento in botte.Tra le Barbere poi, in grande evidenza il +13% fatto segnare dal “Nizza”: con i “barberisti” di 18 Comuni del Sud Astigiano, impegnati a produrre oltre 700 mila bottiglie “top di gamma” (prezzi medi intorno ai 20 euro a bottiglia). Tra l’altro il Nizza è richiestissimo sul mercato americano. 

Tornando al Ruché, si parla di un vitigno quasi “dimenticato” fino agli anni ’80, poi protagonista di una straordinaria ascesa e ora rosso che “fa tendenza”. Coltivato in sette Comuni (Castagnole Monferrato, Grana, Scurzolengo, Viarigi, Montemagno, Refrancore e Portacomaro), ha molte potenzialità e piace sempre di più (secondo i produttori a Torino è tra i vini rossi al calice più richiesti), è amato e richiesto in Asia come negli Usa. 

C’è poi Albugnano, un Nebbiolo prodotto in una ristrettissima fascia di vigneti (4 Comuni: Albugnano, Pino d’Asti, Castelnuovo Don Bosco e Passserano Marmorito) da appena una ventina di produttori in quella che è chiamata la “Terra dei Santi” (in queste zone nacque san Giovanni Bosco).

Dai dati del Consorzio spiccano anche il +142% nel milione e mezzo di bottiglie raggiunto dal Piemonte Rosato che piace soprattutto ai cinesi, i 2,4 milioni di bottiglie del Piemonte Rosso (+42%): un milione di bottiglie in più dei dodici mesi precedenti per questo prodotto che unisce varietà diverse (Barbera, Nebbiolo, Dolcetto, Freisa e Croatina). E il raffinato Piemonte Viognier: prodotto da un vitigno a bacca bianca, con origini serbo-romane (il primo “enologo” fu l’imperatore Marco Aurelio Probo), molto popolare in Francia, che sta trovando molti nuovi estimatori anche sul mercato piemontese e non solo. Con 142mila bottiglie prodotte il Viognier ha fatto registrare un incredibile +190% rispetto al 2020. Infine il Monferrato Nebbiolo: 200 mila bottiglie, 313% in più.

E allora…

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