Mag 16, 2022

Vini Naturali: un po’ di spiegazioni e assaggi

Un mondo a parte, il racconto di alcuni vini scoperti a “Vignaioli Naturali a Roma”

Mi definirei “nuova” ai vini naturali ma amo scoprire, provare e capire ciò che bevo, quindi provo, chiedo e mi documento parlandone con i produttori. Anche per questo motivo sono stata con piacere alla manifestazione “Vignaioli Naturali a Roma” un po’ di giorni fa, per cominciare ad avvicinarmi a questo mondo così particolare. 

Partiamo subito con il dire che i vini naturali vengono spesso anche detti “secondo natura” e sono vini che non rientrano nelle certificazioni ma esprimono al meglio il terroir, il clima e tanti altri fattori naturali del terreno e del contesto in cui sono allevati i vitigni, che ovviamente sono autoctoni. L’intervento umano è ridotto al minimo: la raccolta è manuale, per la loro produzione non si usano sostanze chimiche in vigna e per la fermentazione, spontanea, si usano solo lieviti indigeni già presenti sulle uve. Anche in cantina non si aggiungono solfiti (solo in annate particolarmente difficili ne è consentito un uso limitato in concentrazioni davvero piccole: 30 mg/l nei rossi e 50 mg/l nei bianchi). No all’aggiunta di sostanze additive, no alla micro-ossigenazione no alla chiarificazione o microfiltrazione, tutte operazioni che prevedono comunque una “correzione” anche nel gusto e negli aromi che poi avrà il vino. Il vino naturale, lo è in tutti i sensi e spesso si presenta più torbido e con qualche deposito, si mostra per quello che è, al naturale, e il suo profilo aromatico sarà quello “primario” del vitigno, non esprimerà profumi e note dovute all’affinamento in un certo contenitore (legno e botti di vario tipo) per anni.

Non esistendo una certificazione per questi vini, spesso i “naturali” vengono confusi con i biologici e biodinamici; ma i primi, anche se per il processo agricolo sono simili, hanno un disciplinare molto elastico che poi ammette additivi e gli stessi processi che si usano per il vino “normale” in cantina; la biodinamica, invece, in agricoltura segue molto il calendario lunare e gli elementi naturali, viene disciplinata da enti privati che hanno regole più permissive, quindi anche in questo caso parliamo di una cosa diversa e meno “naturale”. I vignaioli naturali però si sono riuniti in diverse associazioni che vigilano sull’operato dei produttori iscritti; se siete curiosi, potete sbirciare la pagina di una di loro, VinNatur che riunisce oltre 180 produttori di 10 diversi paesi.

Tutta questa premessa per cercare di spiegare in poche parole il vino naturale; a chi non vuole tanti concetti e tecnicismi basterà sapere che essendo così “puri” risulteranno più piacevoli e non daranno il “cerchio alla testa” anche a chi non è così avvezzo al bere. Tornando all’evento romano a cui ho partecipato, vi racconto qualche bottiglia che ho gradito e che mi ha incuriosita.

BOSCHERA WINKLER COLLI TREVIGIANI IGT: un vino bianco frizzante davvero piacevole e fresco dell’Azienda Agricola Winkler di Vittorio Veneto (Treviso), prodotto con il vitigno autoctono Boschera, mai provato prima. Vinificato in purezza e rifermentato in bottiglia sui propri lieviti. Della stessa azienda ho gradito anche il CLASSICO WINKLER VINO BIANCO SPUMANTE: spumante biologico, da uve Chardonnay e Boschera, con le due varietà vinificate separatamente. 

Dei vini naturali amo anche le etichette: apprezzatissime quelle del PODERE SASSI, piccola azienda biologica della bassa Sabina a circa 300 metri sul mare, al confine con l’Umbria. Tra i vini provati il mio sorso preferito è stato 

A PICCOLI PASSI, da uve bianche che fanno macerazione sulle bucce per due settimane e fermentazione spontanea in vetroresina. “A Piccoli Passi è il mio modo di vivere questo amore per la campagna e per il vino. È la voglia di imparare e migliorarmi sempre, ma senza voler esagerare o sconvolgere la natura. È saper fidarsi e avere fede, lavorare bene e attendere i frutti. È voler  mantenere il mio essere e andare avanti, a piccoli passi”: così lo ha descritto il produttore Leonardo Sassi.

Etichette originali e curiose anche per l’Azienda agricola biodinamica Aurete, ragazzi giovani con la passione del vino naturale e per la loro terra, Esperia (Frosinone), nel Parco Naturale dei Monti Aurunci. Le loro vigne sorgono in quel territorio che un tempo era parte del Caecubus Ager “Formianum”, luogo d’elezione nella produzione del vino nell’antica Roma, prediletto da Cicerone e dal poeta Orazio. Qui sono stati trovati strati rocciosi risalenti al Triassico e Giurassico inferiore, con tanto di orme di Sauropodi e Teropodi vicino ai vigneti. Da qui i nomi e le etichette speciali, THERO, RAPTUS E SAURO!

C’è anche da dire che l’azienda possiede mezzo ettaro di un vigneto pluricentenario a piede franco “Cariano” risalente al 1840 circa. Hanno vitigni autoctoni come il Raspato Nero e la Reale Bianca, inseriti solo nel marzo 2021 dall’Arsial nel registro nazionale e regionale. Cosa ho apprezzato di più? Il RAPTOR, dal vigneto pluricentenario, prodotto con Raspato nero; un vino che fa  fermentazione spontanea con macerazione sulle bucce per 10 giorni in anfora.

Infine, un produttore della Valnerina, l’azienda Anne Santi, nel comune di Arrone, a pochi chilometri dalla Cascata delle Marmore. Vi segnalo il delicatissimo e floreale ACQUA DELLA SERPA: da uve Grechetto, Trebbiano, Malvasia, Pecorino, “Martone”, vitigno autoctono poco noto; fa maturazione per 10 mesi in anfore di terracotta con le bucce, successivamente in damigiane di vetro per tre mesi e viene imbottigliato senza chiarifiche, filtrazioni e stabilizzazioni. Procedimento molto simile anche per il COLLE FREGIARA, un vino prodotto da un antica varietà di Trebbiano Locale di cui ho apprezzato la grande minerali e sapidità, davvero particolare.

E allora….

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