Il progetto della cantina Basile dedicato all’inventore delle fiabe e il racconto di una bella esperienza nella MaremmaToscana alla scoperta dei loro vini Montecucco e di quelli de Le Pianore
Storia di una famiglia che non dimentica le sue origini, anzi, ci tiene a ricordarle e reinterpretarle in modo nuovo e altrove. Ho avuto il piacere di partecipare all’evento “Petrosinella – Una storia di famiglia” a Cinigiano (Grosseto), i primi di maggio, organizzato dalla famiglia Basile a cui a molti il nome dirà di sicuro qualcosa. Il loro avo era quel Giovan Battista Basile, scrittore napoletano che nel ‘600 con ”Lo cunto de li cunti” inventò in un certo senso il genere della fiaba, ispirando favole senza tempo come Cenerentola, Rapunzel e molte altre.
I Basile da anni si sono trasferiti in Toscana, tra la Maremma e il Monte Amiata. Hanno un agriturismo in un rifugio naturalistico, due aziende che producono vino e molto altro, vivono nella natura, rispettandola, valori che si ritrovano nei loro vini. L’occasione della mia visita è stata il lancio di un progetto che rende omaggio alle radici napoletane e al Basile “barocco”, con la presentazione di 24 Magnum del vino di punta della cantina Basile, il Montecucco Sangiovese Docg Riserva pluripremiato “Ad Agio” del 2007, con un’etichetta celebrativa speciale con raffigurata una fiaba del Basile, “Petrosinella”, realizzata dall’artista napoletano Giovanni Anastasia. Un modo di unire le loro “radici” al vino.
Giovan Battista Basile, con la sua Cantina Biologica di Cinigiano, da oltre 20 anni produce alcuni dei vini più significativi del Montecucco Sangiovese Docg, è anche a capo del Consorzio di tutela. Conoscevo già alcuni dei loro vini ma ho avuto modo di provarne altri e soprattutto di mettere a confronto diverse annate di “Ad Agio”, dal 2016 al 2006, procedendo al contrario e scoprendo come il loro Montecucco Sangiovese Docg (100% Sangiovese), è capace di evolversi e ammorbidirsi nel tempo, diventando sempre più complesso nei profumi. Un vino di grande longevità, da gustare e assaporare con calma, “adagio” appunto, e che esce dopo cinque anni. Le annate più calde sono quelle in cui spicca la frutta rossa matura, ho gradito molto la 2015 e la 2012, con tannini più delicati e meno spinti. Per non parlare della 2007, di cui è stata realizzata la doppia Magnum. Per produrre questo vino ogni anno viene selezionata una porzione di viti diversa, il meglio del meglio. ”Ad Agio” fa una macerazione di anche 30-40 giorni in botti francesi, poi affina per 24 mesi in Tonneau di rovere francese e altri 24 mesi in bottiglia.
La Cantina Biologica Basile si trova a un’altitudine di 350 metri con esposizione Sud-Ovest, i loro vini sono fini ed eleganti. Abbiamo degustato anche “Cartacanta” Montecucco Sangiovese Docg 2018, altro Sangiovese in purezza, che sorprende per le note di ciliegia fresca, intenso e con un finale lunghissimo in bocca. Un’etichetta che qualche anno fa ha conquistato anche l’ex presidente degli Usa Barack Obama che lo ha scelto per una cena con il primo ministro canadese Justin Trudeau. E ancora il “Comandante”, Maremma Toscana Rosso Doc 2018, il cui nome è dedicato al padre di Giovan Battista che aveva una barca e veniva chiamato così dagli amici: 50% Sangiovese e 50% Merlot, un vino equilibratissimo, in cui il tannino si integra bene con il frutto di sottobosco e l’alcol. Passando ai bianchi, abbiamo degustato “Arteteca” 2021, un blend di Vermentino, Petit Manseng e Viognier, in cui la sapidità è ammorbidita da una nota lievemente dolce e di mandorla, che poi al retrogusto quasi scompare per lasciare grande freschezza in bocca.
Giovan Battista mi ha spiegato che l’etichetta “Petrosinella” è solo l’inizio di un progetto ben più ampio: creare cinque etichette con cinque fiabe di Basile raffigurate da uno o più artisti diversi. Un progetto che va di pari passo con quello di suo fratello Pasquale che con Treccani ha fatto pubblicare un volume da collezione con cinque fiabe de “Lo Cunto de li cunti”, con inedite illustrazioni di artisti di fama mondiale, tra cui anche “Petrosinella”; un’edizione rarissima e di grande pregio.
I vini Montecucco stanno conquistando sempre più riconoscimenti e apprezzamenti. “È un vino di nicchia che ha preso piede soprattutto all’estero ed è riconosciuto per il grande rapporto qualità/prezzo – mi ha spiegato Giovan Battista – sono considerati molto buoni rispetto al loro prezzo quindi paradossalmente è un vino che viene più venduto all’estero che in Italia, l’export rappresenta quasi tra un 60% e un 80%”.
Stessa cosa che avviene anche con i vini del giovane nipote di Giovan Battista, Filippo Micillo, che con la sua famiglia gestisce un posto incantato nel cuore della Maremma circondato di boschi, vigneti, ruscelli. Le Pianore è un rifugio panoramico e soprattutto un’oasi di pace dove ritrovare serenità e lasciarsi coccolare dai Micillo e dai loro prodotti: tutto naturale, tutto auto-prodotto con amore, come il vino, biodinamico, di Filippo. L’azienda agricola biologica certificata è tutta incentrata sulla sostenibilità, l’energia è quasi interamente prodotta da fonti rinnovabili, la natura è rispettata in ogni sua fase e frutto. Abbiamo assaggiato un bianco davvero particolare, un blend di Vermentino, Petit Manseng, Viognier e Sauvignon Blanc, lo “Zancona” 2021 che prende il nome dal fiume che passa nella tenuta.
Qui le uve maturano con “gentilezza”, vengono allevate in un clima di montagna con grande escursioni termiche tra il giorno e la notte che fanno in modo che i tannini, parlando di rossi soprattutto, siano eleganti, e soprattutto che i vini risultino freschi e scendano bene, dritti e scorrevoli in bocca. Il bianco dell’azienda è acido e minerale, ma il Sauvignon gli dà quel tocco in più: profuma di erbetta e mughetto, di pesca a polpa bianca e lime. Passando ai rossi, abbiamo provato il “Tiniatus” 2018, Montecucco Rosso Doc, Sangiovese 70% e Merlot 30%, che profuma di frutti di bosco e mentuccia, è fresco e scorrevole. Infine il “Periodico” che mi ha davvero colpita: un Merlot in purezza, Maremma Toscana Doc 2018, di cui si producono circa 1333 bottiglie l’anno (da qui il nome), che fa quasi due anni di legno e poi affina 12 mesi in bottiglia. Una ventata di amarena, mora e mirtillo, con note di pepe, spezie e boisè. Un Merlot insolito. “La sua espressione è unica – mi ha detto Filippo – è montano, ha questa freschezza che risalta nonostante gradazioni importanti, fa anche 14 gradi ma è fresco, fine ed elegante”.
Insomma, una bellissima esperienza e una bella famiglia da conoscere: i loro vini sono sicuramente da assaggiare, quelli Basile già li avevo “incontrati” e apprezzati e auguro al giovane Filippo di continuare a seguire i ritmi e i meravigliosi frutti della natura, rispettandoli, mantenendo però sempre un occhio alle sue origini.
E allora…