Lug 01, 2021

Bentu Luna, il nuovo progetto dei Moratti

Grandi vini da vigne vecchissime nel cuore della Sardegna, alcune hanno oltre cento anni

Vigne antichissime al centro di un nuovo progetto enologico in Sardegna.  Parliamo di Bentu Luna, la nuova realtà di Gabriele Moratti, guidato dall’ad Gian Matteo Baldi, al centro dell’isola; l’unico progetto in Italia a basarsi totalmente su vecchie vigne che vanno da un minimo di 35 fino ai 115 anni di età

La cantina si trova a Neoneli, in provincia di Oristano, mentre l’intero progetto si sviluppa tra il Barigadu e il paesaggio policolturale del Mandrolisai, uno dei quattordici in Italia iscritti al Registro nazionale dei Paesaggi rurali d’interesse storico e l’unico della Regione. 

Bentu Luna opera su 20 ettari di vigneto, il 70% ha un’età media di 40 anni e il rimanente 30% ne ha minimo 60. Tre i punti fermi alla base di quest’idea: mettere al centro l’essere umano e la sua capacità di interpretare la natura secondo creatività e scienza, la struttura snella e dinamica dell’azienda e le vecchie vigne, inestimabile tesoro custodito da secoli nell’entroterra sardo.

Partiamo dal primo punto. Il valore intrinseco di quest’area è il terroir, inteso come intersezione tra microclima, qualità del suolo e lavoro dell’uomo.  “I vigneti sono il frutto di una cultura millenaria rimasta pressoché invariata, fondata sul concetto di non proprietà e di naturale ereditarietà familiare che rischiava di essere abbandonata poiché non creava più reddito – ha spiegato Gian Matteo Baldi – insieme ai contadini e agli abitanti di Neoneli abbiamo concordato per la gestione condivisa dei vigneti, così da integrare la manodopera e il sapere locale con le nostre competenze tecniche e tecnologiche”.

Passando all’azienda, come per la tenuta Castello di Cigognola in Oltrepò Pavese, è intergenerazionale, con giovani professionisti coadiuvati da consulenti esterni di caratura internazionale. L’enologa in loco è Emanuela Flore, affiancata dall’agronomo Giovanni Bigot e da altri professionisti tra cui l’enologo Beppe Caviola come responsabile dei blend. 

C’è un profondo rispetto per l’ambiente: dalla gestione dei vigneti all’architettura della cantina, fino ai materiali utilizzati per il confezionamento dei vini, tutto è pensato in ottica di sostenibilità e risparmio energetico. Al fine di tutelare l’integrità di suolo, piante e grappoli, all’interno della vigna non sono ammessi macchinari ma solo uomini e animali. La raccolta è manuale così come la pressatura. Ciascuna particella è vinificata separatamente all’interno di vasche in cemento crudo di piccole dimensioni per rispettare le specificità di ogni microzona. Tutti i vini sono a fermentazione spontanea, con pied de cuve altamente selezionato e curato al fine di evitare derive. L’alta precisione e il minimo intervento umano, possibile grazie a un grande lavoro preparatorio in vigna, portano alla nascita di vini puliti che compiono subito la fermentazione malolattica.

Un progetto che promette grandi bottiglie. Le prime he hanno esordito sul mercato sono Mari e Sobi.
Mari è un Mandrolisai DOC, da vigneti tra i 35 e i 70 anni allevati ad alberello. Le uve sono 35% Bovale sardo, 35% Cannonau, 30% Monica. Fermentazione con piede spontaneo in vasche di cemento e affinamento di otto mesi in barrique di rovere di secondo passaggio, con leggeri bâtonnage e malolattica. Ne nasce un vino di grande equilibrio: al naso emergono note speziate, in bocca è morbido e colpisce per gli avvolgenti sentori di frutta scura e la nota salata; il finale è caldo. Lo stesso processo di vinificazione è adottato per Sobi, rosso di Sardegna da vigneti tra i 35 e i 70 anni allevati ad alberello, per un naso delicato e una grande struttura. Le varietà che lo compongono provengono da diverse zone di Neoneli. I vitigni sono per il 25% Bovale sardo, 35% Cannonau, 5% Monica e 35% tra Pascale, Cagnulari, Carignano e Barbera. In attesa di altre novità da questo intessante progetto…,

E allora…

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