Ott 28, 2021

Il rito dello stappare

Un’operazione semplice ma che richiede piccole regole e il giusto cavatappi

Senza cavatappi non esiste vino e viceversa, perché senza cavatappi il vino non si può aprire e bere. E’ una banalità, ma è così. Il cavatappi è uno strumento fondamentale e indispensabile che serve per fare una semplice operazione ma che per gli amanti del vino e i sommelier è come un rituale “sacro”: stappare.  

Il cavatappi ha una lunga storia, è nato circa tre secoli fa, insieme alla diffusione dei tappi di sughero. Da allora ne sono stati ideati tantissimi modelli, ma bisogna tenere presente che alcuni più funzionali all’apparenza o di design sono in realtà  meno validi.

Il classico è il “tirabusciòn” (dal francese tire bouchon) con una vite autofilettante e manico perpendicolare, di solito in legno. Il più gettonato in casa è quello con le “braccia” e l’anello apribottiglie sulla parte superiore che va bene per altri tappi, non da vino. Ci sono cavatappi a pinza, a pistola, a parete, a farfalla ma il cavatappi da sommelier è semplice e deve avere dei requisiti: essere tascabile, in metallo o con il manico in altri materiali  come legno o plastica e con delle parti ben precise che non possono mancare: la lama che serve a tagliare la capsula, la leva, la parte del cavatappi che serve ad estrarre il tappo dal collo della bottiglia e la spirale, la parte più importane, chiamata anche “verme”. Quest’ultima deve essere abbastanza larga, piatta nella parte superiore e arrotondata in quella inferiore, lunga circa 6-7 centimetri e con un bordo che non sia tagliente.

Molto utilizzato anche lo “Screwpull”, con una spirale continua e un verme molto lungo che riesce a trapassare il tappo da una parte all’altra senza però guastarlo; tra l’altro c’è anche un modello più raffinato che espelle direttamente il tappo dopo l’estrazione. 

I cavatappi a trazione manuale meglio evitarli, nell’uso possono richiedere uno sforzo eccessivo con il conseguente rischio di agitare la bottiglia, “rovinando” il vino, così come i modelli ad ago cavo che possono favorire l’immissione di anidride carbonica tra il vino e il tappo. 
Ma come si stappa il vino? Ecco dei pratici e semplici consigli:
Per prima cosa tagliare la capsula, che andrebbe tagliata sotto il cercine (la parte più larga in cima al collo della bottiglia), poi pulire per bene il bordo del collo e la superficie del tappo; in seguito, tenendo la bottiglia dritta, ruotare il cavatappi senza far fuoriuscire la spirale oltre il tappo. Far quindi leva con il cavatappi sul collo della bottiglia appoggiando l’apposita scanalatura (dente d’appoggio) e con un movimento deciso estrarre completamente il tappo, lentamente. Una volta aperta la bottiglia, meglio pulire ancora il bordo utilizzando proprio il tappo, che naturalmente va annusato prima dell’assaggio.
E allora…

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